Lettera del Governatore di Ottobre
Martedì 28 Sett. 2010
 

Carissimi amici,

















ottobre per la comunità rotariana è il mese dell’Azione Professionale, quello in cui i rotariani
dovrebbero ricordarsi di essere dei professionisti eccelsi che sono stati chiamati a far parte del
Rotary proprio per mettere la loro alta professionalità al Servizio del Rotary e della propria
comunità sociale. Sempre, non solo a ottobre.
Ma in questa lettera non vi parlerò delle azioni tradizionali del Rotary.
Una sera, tanti anni fa, fui invitato a un concerto di musica dodecafonica. Ci andai, pur non essendo
un cultore della materia. Anzi, non mi piaceva. Nell’atrio dell’Auditorium, appena entrai, vidi una
giovane. Lei quando mi vide sgranò gli occhi, mi corse incontro, mi abbracciò forte e cominciò a
piangere dicendo parole che non riuscivo a capire. Io non capivo niente, e rimasi lì imbambolato,
finché pian piano, grazie alle parole che la giovane mi sussurrava, ricostruii la sua storia.
Si chiamava Anna. Qualche anno prima aveva sostenuto l’esame di Fisica I, il primo vero scoglio
della nostra Facoltà. Io ero in commissione di esame come Assistente del titolare del corso, un
grande fisico, veramente un grande, i cui modi burberi e decisi intimorivano gli studenti. L’esame
fu un disastro, e il professore si accanì con lei in modo particolare concludendo che quella facoltà
non era per lei. Anna tornò al suo posto piangendo e umiliata. Appena potei mi avvicinai e la invitai
a passare da me quando aveva un po’ di tempo. Venne, e le parlai non con la fisica ma con il cuore.
Le feci capire dove sbagliava, quali difetti avevo notato nella sua esposizione, come secondo me
avrebbe potuto riparare e la esortai a non arrendersi e a non rinunciare ai suoi sogni per le parole di
un professore. Era in se stessa che doveva trovare le risposte e la forza di reagire.
Non l’avevo più rivista, essendomi nel frattempo trasferito ai laboratori del CERN di Ginevra, e non
potevo sapere che ora lei era diventata una Ricercatrice all’Università di Salerno realizzando
pienamente le sue aspirazioni. Era la sorella del musicista, e quella sera non mi lasciò un minuto. Io
non le avevo dato niente. Non l’avevo raccomandata. Ma avevo rispettato la sua dignità e ora lei le
mie parole le aveva gelosamente conservate nella mente e nel cuore.
A Reggio Calabria abbiamo incontrato i giovani di Ulisse. I nostri giovani. Offrivamo prestiti.
Offrivamo borse di studio. Stage e corsi di formazione. Ma loro ci hanno chiesto esattamente quello
che io ho sempre chiesto a voi:
La richiesta dei giovani di Ulisse è stata quella di essere aiutati a capire come espletare la loro
attività professionale PRIMA di lasciare l’Università, non di essere aiutati dopo. Hanno chiesto
assistenza e mentoring per sapere come inserirsi nel mondo produttivo, e di averlo ora, subito,
quando ancora non devono direttamente affrontare i loro problemi di inserimento professionale.
Questo vuol dire che l’Università per i nostri giovani è diventata un bozzolo protettivo dal quale
esci catapultato in un mondo che non sai come affrontare, che non ti vuole, che ti costringe a nuovi
studi e a nuovi corsi di specializzazione, di master, di tirocini e ammennicoli vari che il più delle
volte servono solo a finanziare chi li organizza. Lo studio come telo protettivo, ma che prima o poi
lascia scoperti e soli senza una guida e senza prospettive reali. I giovani di Ulisse hanno chiesto il
tutoraggio dei rotariani, e stanno riempiendo il nostro sito con curriculum e domande che non
possiamo lasciare senza risposta. E io prego tutti voi, TUTTI, semplici rotariani come lo sono io, di
fare come io feci allora con Anna, di dare loro il vostro tempo e di aprire loro il vostro cuore. Siamo
4.000 in questo Distretto. E ci sono le nostre mogli. I mariti. Il microcosmo di cui facciamo parte e
che può dare qualcosa se solo volesse dare. Ed è nostro dovere mettere a disposizione della nostra
Comunità la nostra Professionalità.
La Rotary Foundation, sempre alla disperata ricerca di finanziamenti dai rotariani, anni fa lanciò un
programma di fundraising: EREY – Every Rotarian Every Year. Significa che ognuno di noi deve
impegnarsi a mandare ogni anno 100 dollari alla Fondazione. Io invece vorrei che nel nostro
Distretto si seguisse un nuovo programma locale: ERED – Every Rotarian Every Day. Significa
chiedere a ogni nostro rotariano di dedicare 20 minuti del proprio tempo, ogni giorno, per guidare
un giovane del nostro malandato Sud. Un giovane da assistere, come Mentore fece con il figlio di
Ulisse, da prendere per mano e guidare nel mondo del lavoro infondendogli fiducia e aprendogli la
via con la nostra professionalità. E’ un programma semplice a cui tutti possono partecipare. Anche
un semplice fisico sub nucleare, come dimostra la mia storia con Anna. Anche i coniugi, e i GROC,
e i Rotaractiani senior che possono prendere per mano le nuove leve, i liceali, che ancor di più
vedono davanti a loro un mondo buio e si rifugiano nell’alcool e nella droga. E’ un programma
semplice, che ognuno può modellare e personalizzare, che pone come obiettivo non la raccolta di
soldi da inviare a Evanston ma la cura della nostra gente, del nostro futuro, dei nostri figli e della
nostra gioventù. Richiede solo del tempo, ma un poco al giorno, con costanza, ogni giorno un po’ di
più, per aiutare a costruire un piccolo grande futuro. Ma richiede una grande attenzione: il rispetto
della dignità altrui. Anna si ricordava di me perché io avevo avuto rispetto per lei e per la sua
dignità calpestata. Voi potete ridare dignità alla nostra gioventù dimenticata.
ERED però non è come EREY. Non richiedendo soldi non offre in compenso medaglie. Non si
possono reclamare Paul Harris Fellows né onorificenze varie. ERED può solo scolpire il vostro
nome nel cuore dei vostri giovani e consentirvi di poter dire anche voi: IO C’ERO.
Che forse vale molto di più.

Un caro abbraccio.

Michelangelo

 


 
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